La creazione dell’uomo, con il dito di Dio e quello di Adamo che si sfiorano fin quasi a toccarsi – ma non del tutto per lasciare sospeso quel granello di differenza tra il divino e l’umano (anche se dal fondo della cappella, da terra, non si nota, e sembrano toccarsi per davvero) – ha visto poche ore fa l’elezione dell’ultimo Papa, come ne ha visti tanti, di pontefici, e di conclavi.
Proprio così: i cardinali hanno la Creazione dell’uomo e il Giudizio Universale di Michelangelo, nella Cappella Sistina, quali simboli della grandezza dell’essere umano – fatto a immagine e somiglianza di Dio – e insieme anche della sorte a cui sono chiamati tutti i credenti, nell’ultimo giorno.
E viene da pensare che invece, gli elettori italiani, in cabina elettorale, non possono fare riferimento all’arte di Michelangelo… Ma è proprio quell’arte che da secoli veglia sulle elezioni dei papi a dare uno spunto sull’avvio del nuovo pontificato.
Perché quell’arte, sunto del Rinascimento, rappresenta il punto più alto a cui è chiamato l’uomo. Come sosteneva il poeta latino Cecilio Stazio, “homo homini deus est, si suum officium sciat” (l’uomo è un dio per l’uomo, a patto che sappia qual è il suo compito).
E qual è il compito del Papa? Leone XIV lo ha detto subito: la pace. E la sua appartenenza agostiniana – dichiarata urbi et orbi fin dalle prime parole – può essere un segnale che la pace è in buone mani. Una pace che parte dalla bellezza.
L’ordine degli agostiniani infatti è dedito alla carità, alla predicazione e alla conoscenza. “Charitas et scientia” è il loro motto. E non è un caso che l’ordine, nato nel Trecento sull’insegnamento di Sant’Agostino (354-430), sia fiorito massimamente nel periodo dell’Umanesimo, quando la conoscenza era inscindibilmente legata alla bellezza (concetti che si rifanno al kalòs kagathòs greco, e che vengono recuperati dall’amor cortese: tanto gentil e tanto onesta pare, la donna mia… scriveva Dante, associando bellezza e onestà morale).
Bellezza che viene esaltata in una delle pagine più conosciute proprio di Sant’Agostino, tanto da essere assimilata a Dio: “Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato. Ed ecco che tu stavi dentro di me e io ero fuori, e là ti cercavo. E io, brutto, mi avventavo sulle cose belle da te create. Eri con me e io non ero con te” (Confessioni, X 27.38).
Bellezza che oggi apprezziamo in un santo come Agostino che non era un “supereroe”, ma un uomo che ha fatto un percorso di conoscenza (e anche di peccato) per arrivare alla conversione, e poi un percorso di studi per approfondire Dio, sempre in maniera critica (nel senso etimologico del termine), senza mai darne per scontato il concetto.
È un percorso che hanno fatto da sempre gli agostiniani, percorso di studio, di impegno e di approfondimento, di ricerca sul campo, di profonda investigazione. Basta citarne due: Martin Lutero (sì, proprio lui, era un agostiniano, prima della Riforma luterana) e Gregor Mendel (il padre della genetica).
Ma non c’è solo la bellezza. C’è un secondo pilastro che è l’amore.
“Ama e fa’ ciò che vuoi” è la frase più celebre di Sant’Agostino. Condensa un concetto limpido: se si ama, di un amore puro e disinteressato, non c’è pericolo di fare il male. È in qualche modo l’amore che trascende fino all’amor divino: l’amor che move il sol e l’altre stelle – per dirla con l’ultimo verso della Divina Commedia.
E anche l’amore, insieme alla bellezza, è portatore di pace. È l’antidoto al menefreghismo (“Me ne frego” era una delle battute di Mussolini). È l’alleato dell’impegno civile. È la risposta a chi vorrebbe erigere muri. Essere agostiniani è questo. E se Leone XIV ha dichiarato fin da subito il suo essere agostiniano, il pontificato comincia sotto buoni auspici.
A proposito: a Roma a essere officiata dagli agostiniani è la basilica di Santa Maria del Popolo, la chiesa che conserva due tra i più pregiati dipinti di Caravaggio, la Conversione di San Paolo e la Crocifissione di San Pietro. Caravaggio, il pittore della luce. Che il nuovo Papa possa portare un po’ di luce, soprattutto sui temi che oggi più che mai sembrano vagare nelle tenebre.
Nella foto: Carpaccio, la Visione di Sant’Agostino, tempera su tela, Venezia, Scuola di San Giorgio degli Schiavoni, 1502 circa
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Insegnante, giornalista professionista, filologo e appassionato di cultura classica. Laurea magistrale in lettere classiche all’Università di Padova nel 2008, corsista del percorso di alta formazione “La passione per la verità” nel 2021. Nel lavoro da giornalista è stato collaboratore di alcune testate venete e di radio locali. Si è occupato principalmente di cronaca bianca, sindacale, politica e amministrazione locale. Nel 2019 ha fondato l’agenzia Niq Multimedia che cura il sito di informazione NewsInQuota. Dal 2019 segue l’ufficio stampa dell’ente Provincia di Belluno.