Non viene dalla fine del mondo, papa Leone XIV, ma viene dalla fine di un mondo. La fine dell’Occidente, la fine della globalizzazione per come la conosciamo, la fine della pace. Sullo sfondo la crisi della legge internazionale, la decadenza della democrazia e più in generale di quel minimo comune denominatore di valori che fino a ieri guidavano e collegavano le nostre vite.
Che cosa sarebbe successo ora che Francesco, l’ultimo statista internazionale, oltre che guida della Chiesa, non c’è più? Chi avrebbe colto il grido del mondo, il bisogno di pace e umanizzazione, la sofferenza degli esclusi, delle tante troppe vittime sacrificate ai particolarismi e alle ragion di stato dell’incipiente ordine mondiale multipolare?
Questo era anche Francesco: la speranza per credenti e non credenti di poter comunque rimanere umani. Per questo, crediamo, che nessun conclave sia mai stato seguito con tanta attenzione e partecipazione, con tanta speranza e paura.
Papa Robert Francis Prevost, nato a Chicago, cittadino peruviano, con sangue francese, spagnolo e italiano nelle vene, è il tentativo di rispondere a questa speranza e a questa paura. È riduttivo presentarlo come un anti-Trump, anche se la sua origine statunitense ha un senso, per quanto contemperata da una grande apertura al mondo.
È il Papa che deve attraversare quel “cambio d’epoca” di cui parlava Francesco, che deve aiutare a disarmare la “guerra mondiale a pezzi”, che deve tenere la barra dritta sulla centralità dell’essere umano e sulla cura del Pianeta.
Un compito che è spirituale, valoriale e geopolitico al tempo stesso, in un’epoca a corto di statisti. Un ruolo che richiede prudenza e coraggio al tempo stesso. Due doti che sembrano contrapposte e che Leone XIV pare avere, mescolando con accortezza pastorale e teologia, valori evangelici e diplomazia, curia e missione.
Per questa apparente contraddizione, i conservatori lo definiscono un “papa woke”, mentre i liberali lo considerano un conservatore, nella centrifuga tutta contemporanea delle opposte polarizzazioni.
Difficile dire se riuscirà a essere davvero il Papa della “svolta”, del nuovo mondo che riesce a rimanere umano nelle differenze. Il suo volto profondamente segnato dalla commozione, all’annuncio dell'”Habemus Papam” sulla Loggia delle Benedizioni di San Pietro, sembrava tradire tutto il peso della consapevolezza.
