La Cura del Vero

Liberazione, sorella della Cura

Che rapporto c’è fra la cura del vero e il 25 aprile? Ecco un tema per noi decisivo. Quando pensiamo al ventennio ci vengono in mente soprattutto violenza, sopraffazione, dittatura, guerra. Ma il fascismo fu anche altro: tambureggiante retorica e conseguente consenso. Le doti oratorie di Mussolini erano notevoli e la sua macchina propagandistica era sempre al lavoro, nessuno spazio era poi lasciato al dissenso. La frase che forse riassume meglio questo discorso sta in uno dei motti più reiterati dal regime: il duce ha sempre ragione. Ma col tempo, con le leggi razziali prima e con l’entrata dell’Italia nel secondo conflitto mondiale poi si vide in cosa consistesse questa “ragione”: vuota retorica, prepotenza unita a incompetenza, totale indifferenza verso le sofferenze patite da soldati e popolazione, sudditanza rispetto agli ormai dominanti alleati nazisti. Maturò così in molti giovani un bisogno di verità: sentirono la necessità di uscire dalla bolla della propaganda, di ritrovare un linguaggio e delle parole che finalmente corrispondessero a quella realtà che vedevano coi loro occhi e pativano sui propri corpi. Non ne potevano più di seguire un capo assoluto che li aveva portati al disastro. Il rifiuto del fascismo come “regime della menzogna” nasce così. Desiderio di libertà, verità e giustizia erano diventate un tutt’uno, il riferimento essenziale per una esistenza che meritasse di essere vissuta.
Anche oggi registriamo nel mondo un asfissiante ritorno dell’autoritarismo. Emergono un po’ ovunque leader per i quali il “vero” coincide sempre e soltanto con il proprio punto di vista, con le loro “narrazioni” o convenienze. Capi di Stato o di partito che non chiedono mai scusa perché hanno “sempre ragione”. In forme ovviamente diverse la storia si ripete. Per questi “autocrati” quando le cose vanno bene è loro merito, quando vanno male è colpa del “nemico”. Su questo assunto si fonda la loro macchina propagandistica perennemente al lavoro. In questo “gioco dialettico” le promesse fatte agli elettori non contano quasi nulla, ai follower si “vendono sogni irrealizzabili”, se ne alimenta il rancore, indirizzandolo verso “gli ultimi”, un bersaglio perfetto anche perché i veri potenti, i grandi burattinai e oligarchi sono intoccabili, anzi vanno omaggiati come “uomini del fare”. La ripartizione della ricchezza sta diventando sempre più disuguale? Pochissimi hanno sempre di più mentre il ceto medio basso si impoverisce? La soluzione degli autocrati è non parlarne, non toccare mai temi come lo sfruttamento del lavoro povero e della redistribuzione dei redditi ma deviare piuttosto l’attenzione sui rischi rappresentati dalla cosiddetta “sostituzione etnica”. Oggi non c’è nemmeno bisogno di controllare tutte le voci: basta dominare il flusso principale dei messaggi, quello che arriva alla maggioranza della popolazione, e il gioco è fatto.
Nel frattempo, intorno a noi, incombono guerre, massacri, pulizia etnica, crimini contro l’umanità. Armi sofisticate, alimentate da tecnologie di ultima generazione, operano stragi di civili. E c’è chi ogni giorno ci spiega che dobbiamo “riarmarci” come se non fossimo già sufficientemente armati. Per effetto di queste politiche e di questi appelli intanto tre italiani su quattro temono che vengano inflitti ulteriori tagli allo stato sociale ma poi non sanno esattamente a chi rivolgersi per bloccarli. Si rischiano così ulteriori “cortocircuiti” accentuando la crisi della democrazia perché un clima da “mobilitazione e economia di guerra” non va mai d’accordo con la libertà di espressione e di circolazione del pensiero.
Ecco allora perché il richiamo allo spirito del 25 aprile diventa nei fatti un formidabile strumento capace di alimentare l’attiva speranza di un futuro diverso. Altro che commemorazione di un “tempo superato”. Abbiamo bisogno di ritornare a ragionare sui diritti fondamentali tutelati dalla nostra Costituzione, di rilanciare l’idea di una umanità solidale e cooperativa, che “resiste” perché vuole riprendere in mano le sorti del pianeta minacciato, come non mai, dai deliri degli autocrati, dalle guerre (oltre 50 quelle in corso) e anche da una parallela drammatica crisi ambientale. Il noi che dovremmo avere in mente non è un “noi contro il nemico” ma è il mondo intero. L’abbiamo scritto più volte, nessuno (almeno su questa terra) possiede la verità assoluta, può nutrirsi di certezze granitiche. La “cura del vero” è, in questo quadro, un atteggiamento di valorizzazione del pensiero critico, è disponibilità al confronto, a una continua verifica protesa alla costruzione di una comunità in cui ci si riconosce perché ci sono regole e pratiche che uniscono, non c’è uno che decide per tutti.
Un’ultima annotazione sulla parola liberazione. Non indica qualcosa di statico, non disegna una condizione acquisita per sempre, delinea piuttosto un processo, un movimento, un agire quotidiano perché la libertà, mai disgiunta dalla giustizia, va costruita ogni giorno. Se non si vuole essere soltanto retorici bisogna capire che questo discorso richiede un enorme sforzo, un impegno, una visione che troppe volte sono mancati in questi anni, ma che vanno rianimati. Per questo la liberazione la vediamo come sorella della cura: ci servono entrambe per dare senso e direzione alle nostre vite.

  • Roberto Reale

    Giornalista e scrittore. Caporedattore alla Rai del Veneto, successivamente vicedirettore della Testata Giornalistica Regionale, del Tg3 e di Rainews 24. Qui ha curato “Scenari l’Inchiesta Web”, settimanale di approfondimento sull’attualità che, per la prima volta in Italia, ha proposto in televisione un lavoro di indagine giornalistica a livello europeo/globale realizzato integralmente sui big data e gli archivi Web. Studia l’evoluzione tecnologica e i comportamenti dei media e gli effetti concreti che nuovi strumenti digitali hanno sulla società con particolare attenzione ai temi legati a cittadinanza e democrazia. Docente di Comunicazione e componente del Coordinamento Laboratorio La Cura del Vero Fra le sue Pubblicazioni: ° Non sparate ai giornalisti. Iraq: la guerra che ha cambiato il modo di raccontare la guerra, Roma, Nutrimenti, 2003. ° Ultime Notizie. Indagine sulla crisi dell’informazione in Occidente. I rischi per la democrazia , Roma, Nutrimenti, 2005. ° Doppi Giochi. Pechino 2008. Le altre Olimpiadi contro la censura, per i diritti umani, Trento Edizioni Stella 2008 ° L’ecosistema informazione, senza cura per la verità la democrazia muore in AAVV La Passione per la Verità Franco Angeli 2020 ° Aver cura del Vero Come informare e far crescere una società inclusiva Nuova Dimensione 2022

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