La Cura del Vero

Il limite assente

Nell’ultimo fine settimana di Ottobre, come accade da qualche anno a questa parte, l’Associazione Amici di Roberto Morrione ha celebrato a Torino le giornate finali del premio dedicato al giornalismo d’inchiesta under30, che organizza fin dal 2011. Titolo dell’evento: “Il limite assente”, intorno al quale sono stati organizzati dibattiti e incontri formativi.

Sul palco della “Fabbrica delle E” – il quartier generale di Libera e del Gruppo Abele di don Ciotti – si sono avvicendate figure note e meno note del panorama dell’informazione, non solo italiana. Ma anche esperti estranei al micromondo giornalistico e pertanto portatori di pensieri diversi, alternativi.

Il palco della 14.ma edizione del Premio Roberto Morrione

Testimoni del nostro tempo
È stato questo il titolo del panel più intenso, moderato da Gian Mario Gillio. Severa, severissima la testimonianza di Rita Baroud, la giovane giornalista di Gaza che ha riportato sulle pagine di Repubblica le terribili giornate del suo popolo, sotto le bombe israeliane. Il suo volto serissimo, più che tragico, ha trasmesso a tutti noi, in platea, un sentimento terribile di corresponsabilità. La sua richiesta accorata di permettere ai palestinesi di esprimersi, di rispettare il loro diritto a prendere la parola: è stata questa la chiave più coinvolgente del suo intervento; e ha lasciato sospesa un’infamante domanda sul capo di tutti noi, che “facciamo informazione”.

Accanto a lei Paolo Mondani, giornalista decano di Report, al quale l’Associazione ha assegnato il premio “Baffo rosso”, simbolica memoria di Roberto Morrione. Dopo il ricordo commosso dell’amico Ali Rashid, l’attivista palestinese (e anche deputato italiano) morto nel maggio scorso, Mondani ha rievocato una sua vecchia inchiesta del 2004: “Se questa è l’ONU”. Nelle sue parole abbiamo ritrovato alcune delle ragioni dell’attuale crisi della diplomazia e del dialogo internazionale: ipertrofia burocratica, opacità gestionale, vaghezza degli obiettivi, spreco di risorse. “Sulla spiaggia di Gaza, nel 2004” ha ricordato Mondani “la polizia israeliana vietava anche di far volare gli aquiloni”. Ventuno anni dopo, vi volano soltanto i caccia e i missili con la stella di David e l’ONU non ha voce in capitolo.

Il sabato dei vincitori
L’inchiesta vincitrice della quattordicesima edizione del Premio Roberto Morrione è stata “Il prezzo della legalità”, realizzata da Daman Singh, Bianca Turati e Iman Zaoin, coadiuvati, in qualità di tutor giornalistico, da Diego Gandolfo. Si tratta di un lavoro dedicato allo sfruttamento dei migranti nel ragusano, con un focus specifico sugli effetti del “Decreto flussi”, che la criminalità riesce facilmente a volgere a proprio vantaggio, finendo per ricattare i lavoratori.

Interessante l’identikit dei tre premiati: Bianca Turati e Daman Singh, indo-italiano, sono dottorandi di ricerca; lui in antropologia, lei in Global studies; Iman Zaoin, marocchina-italiana, è una mediatrice interculturale e fotografa.
È bello poter godere del successo di alcuni processi d’integrazione, soprattutto nel contesto dell’informazione italiana, ostinatamente monoglotta e tendenzialmente autoreferenziale.

Bilanci
Chi scrive è membro dell’Associazione Amici di Roberto Morrione: per un verso questa è dunque una testimonianza “da dentro”, probabilmente partigiana e poco obiettiva. Ma è anche un modo per provare a riflettere sul senso che cerchiamo di dare alla nostra attività di promozione delle qualità delle generazioni più giovani che si affacciano alla nostra professione.

Ebbene, credo che “il limite assente”, lo slogan di quest’anno, non vada cercato solo nel panorama internazionale: il ritorno prepotente della guerra come strumento politico; la violenza delle parole e delle armi, brandite e agite come minaccia contro qualsiasi minoranza; la prepotenza degli esecutivi, che porta con sé la paralisi e lo svuotamento degli strumenti di bilanciamento interni agli ordinamenti liberali. No, non è solo questo.

Il limite assente è anche nell’incapacità – tutta nostra, di noi operatori dell’informazione – di vedere quant’è grande il trave nel nostro occhio. Alludo alla corresponsabilità di molti giornalisti nel piegarsi al sopruso del potere e, peggio, di sfruttarlo per perseguire un proprio vantaggio personale. Alludo alla riluttanza, talvolta al rifiuto, di moderare il linguaggio, rigettando ogni forma di rispetto per chi è Altro da noi, dalla nostra storia, dalla nostra idea del mondo. Alludo all’incapacità di spogliare il consueto registro espressivo, anche quando si cerca di riflettere, dai soliti vizi autoreferenziali.

Anche a questo servono gli incontri pubblici: a osservare con disincanto, e da molto vicino, i nostri stessi problemi e difetti.

  • Stefano Lamorgese

    Stefano Lamorgese (Roma, 1966) è un giornalista di formazione umanistica. Alla Rai dal 1990, ha lavorato per TG3, Rai International, Rai2 e Rainews24. Dal 2017 fa parte della redazione di Report/Rai3. Ha insegnato linguaggi multimediali e cultura digitale presso le università di Urbino, Ferrara e Perugia. È Vicepresidente dell'Associazione Amici di Roberto Morrione, che promuove dal 2011 il Premio giornalistico omonimo, dedicato agli Under30. Storico per passione, ha pubblicato con NewtonCompton "I signori di Roma" (2015).

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