La Cura del Vero

Intelligenze Artificiali? A misura di umanità

Il perimetro era stato, sostanzialmente, definito da ultimo già un anno fa con il messaggio diffuso in occasione della 58/ma Giornata mondiale delle comunicazioni sociali dedicata al tema Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana. Papa Francesco era stato assai chiaro: da una parte l’esigenza di guardare con occhio – verrebbe da dire laico – ad “un cambiamento che coinvolge tutti, non solo i professionisti” della comunicazione con il consequenziale invito a “sgombrare il terreno dalle letture catastrofiche e dai loro effetti paralizzanti”; dall’altra parte la netta visione antropocentrica: “Le macchine possiedono certamente una capacità smisuratamente maggiore rispetto all’uomo di memorizzare i dati e di correlarli tra loro, ma spetta all’uomo e solo a lui decodificarne il senso”.
Nell’ambito di questo territorio così perimetrato adesso, con il messaggio per la 59/ma Giornata mondiale delle comunicazioni sociali “Condividete con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori (cf. 1Pt 3,15-16)” – il cui contenuto verrà reso noto, c come di consueto, il 24 gennaio in occasione della ricorrenza di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti – Papa Francesco insiste in maniera ancora più marcata sulla dimensione più umana della comunicazione, anche quella creata e diffusa col ricorso ai sistemi di intelligenza artificiale, “disarmandola e purificandola dall’aggressività” rintracciabile in diversi ambiti “dai talk show televisivi alle guerre verbali sui social”, dove “il paradigma che rischia di prevalere è quello della competizione, contrapposizione e volontà di dominio”.
E’ dunque stato tracciato un solco ben preciso per quel che riguarda l’utilizzo dei sistemi di intelligenza artificiale con una sorta di strategia divulgativa che si dispiega su più versanti. A cominciare da quello televisivo con la contemporanea presenza in queste settimane, sia sulla piattaforma RaiPlay sia nel palinsesto di Tv2000 (la proprietà di quest’ultima è di una società controllata dalla CEI, la Conferenza Episcopale Italiana), di due diversi programmi dedicati alle ricadute concrete dell’IA nei diversi ambiti della vita quotidiana (salute, lavoro, informazione, ecc…) entrambi condotti da fra’ Paolo Benanti, teologo, consigliere di Papa Francesco sui temi dell’intelligenza artificiale e dell’etica della tecnologia, oltre che alla guida della speciale Commissione sull’IA per l’informazione (la cosiddetta commissione algoritmi) del Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri. La mission è chiara: esplorare il mondo dell’intelligenza artificiale tra sfide, rischi e opportunità, rifuggendo da ogni tentazione di demonizzazione di questi sistemi ma anche di ritenerli la panacea di ogni male, ribadendo la centralità dell’uomo.
Non a caso in questo processo di governo umano dei sistemi di IA, il Vaticano con le sue linee guida entrate in vigore a inizio 2025 – ma servirà un altro anno ancora (limite massimo) per l’adozione di leggi e regolamenti attuativi in applicazione delle presenti linee guida, come recita l’art. 15 del medesimo testo – mette nero su bianco che il principio cardine è che l’innovazione tecnologica non può e non deve mai superare o sostituire l’essere umano. “Al contrario – spiega la nota illustrativa pubblicata il 23 dicembre 2024 dal sito istituzionale vaticanstate.va – deve essere al suo servizio, in modo che la tecnologia (definita potente; ndr), supporti e rispetti la dignità umana. Questo approccio pone l’accento su un equilibrio tra il progresso tecnologico e il rispetto per i valori umani fondamentali, come la dignità, i diritti individuali e la libertà. L’intenzione è di rendere l’intelligenza artificiale una risorsa che, se ben regolata, potrà promuovere il benessere e il progresso senza compromettere i principi etici e sociali”. Un percorso che riesca a portare a “benefici condivisi e realizzati con responsabilità, sostenibilità e in armonia con i diritti e i valori umani”.
Ma questo tipo di impostazione antropocentrica, come può conciliarsi con l’essenza stessa di un sistema tecnologico che, facendo leva anche sulla capacità di autoapprendimento, dunque, almeno potenzialmente (ma forse non nell’immediato) sembra concepito anche per uscire proprio fuori dall’orbita del controllo dell’uomo? E’ possibile che la “macchina” resti dunque ancora sottoposta alla gestione umana o piuttosto si sia invece già oggi in uno scenario, come quello ipotizzato di recente da Massimo Cacciari su “La Stampa”, nel quale “la tecnica domina il dover essere dell’umanità e ne è diventata, in tutta evidenza, la nuova religione”?.
Lavorando sul piano del puro buon senso e senza ricorrere a sofisticati tecnicismi, un possibile discrimine potrebbe essere rappresentato dall’individuazione della giusta dieta che riusciremmo a far seguire ai sistemi di autoaddestramento. In soldoni: cosa diamo da mangiare alla macchina perché cresca? E qui torna prepotentemente in primo piano il ruolo di una corretta e accuratamente verificata informazione (con tutto il carico di responsabilità etica che grava anche sul giornalismo, indipendentemente dal mezzo attraverso il quale si esprime). Se alle macchine forniremo contenuti di qualità avremo man mano risposte sempre più coerenti, se invece dovessimo optare per un’alimentazione… trash non potremmo poi sorprenderci di ottenere risultati scadenti. Parafrasando Feuerbach potremmo dire che non solo l’uomo, ma anche la macchina, è ciò che mangia!
Questa esigenza (o preoccupazione) di utilizzare contenuti accuratamente verificati la si ritrova anche nelle linee guida del Vaticano laddove (articolo 3 – Principi fondamentali – paragrafo 3) viene evidenziata la necessità di “verificare e vigilare sui processi di trattamento e gestione del dato nell’ambito dello sviluppo e applicazione di sistemi e modelli di intelligenza artificiale, affinché i risultati siano corretti, attendibili, appropriati ed ottenuti secondo i principi di trasparenza e proporzionalità”.
Quello che emerge è dunque un quadro nel quale oltre al primato dell’uomo l’altra tinta forte utilizzata è rappresentata dal riconoscimento dell’utilità (a determinate condizioni) dell’IA: una visione, se si vuole, rassicurante che però richiama da vicino – e questo non può non far pensare – quell’immagine che, di sé stessa, dà l’intelligenza artificiale quando, giocando con chapt gpt, gli si chiede se sarà in grado di sostituire l’uomo: “L’intelligenza artificiale (IA) – è stata la risposta – sta cambiando radicalmente molti aspetti della nostra vita, ma non sembra che possa “sostituire” completamente l’uomo. Piuttosto, l’IA è destinata a lavorare insieme agli esseri umani, potenziando le nostre capacità e aprendo nuove opportunità, piuttosto che sostituirci”. E’ su questo equilibrio che, già oggi, si gioca la partita.

LEGGI ANCHE...
inclusion
Per La Cura del Vero un importante riconoscimento internazionale
A cura di Monica Andolfatto, Laura Nota, Roberto Reale Ora il nostro lavoro è stato convalidato anche...
smartphone ragazzi
Il valore della disconnessione
Il tema è di quelli decisamente divisivi, di quelli che attecchiscono facilmente nella grande arena dei...
imag
“Te lo sei meritato!”
a cura di Carlo Bortolami “Se oggi sono qui, lo devo solo a me stesso”. Quante volte – in contesti più...
RICERCA