L’Assemblea Regionale dice no ai telefonini ai bambini sino a 5 anni. Ricerca ARPA-Università di Catania per far luce su eventuali disturbi correlati all’uso di questi apparati
La tranquillità si dice che non abbia prezzo. E quando anche lo avesse sarebbe decisamente alto. Lo sanno bene, ad esempio, i genitori di bambini in tenera età cosa voglia dire provare a ritagliarsi dello spazio da dedicare solo al partner o a sé stessi. Ma se scoprissimo che quell’oretta di spensierata serenità, strappata agli affanni quotidiani, ritagliata magari solo per mangiare una pizza il sabato sera con gli amici “consegnando” i propri figli in tenera età a suoni, immagini e suggestioni che vengono fuori dallo smartphone di papà o mamma la si pagasse poi, alla lunga, sotto forma di ansia, perdita della concentrazione, disturbi del sonno, alterazione dell’umore e diverso altro ancora dei bambini, si sarebbe davvero disposti a pagare questo prezzo?
Domanda per nulla retorica visto che in Italia 8 bambini su 10 tra i 3 e i 5 anni sanno usare il cellulare dei genitori e che il 30% di questi utilizza lo smartphone per distrarli o calmarli durante il primo anno di vita, percentuale che raggiunge quota 70% nel secondo anno di vita del piccolo!
E’ proprio partendo da questo quadro che recentemente l’Assemblea Regionale Siciliana ha approvato all’unanimità un disegno di legge voto, primo firmatario il deputato M5S Carlo Gilistro (che di professione fa il pediatra), che vieta completamente l’utilizzo dello smartphone e dei videogame ai bambini fino ai 5 anni di età e dopo questa soglia lo consente ma con forti limitazioni. Basterà una previsione normativa (che per altro per diventare effettiva ha adesso bisogno del disco verde del Parlamento nazionale) per rendere il divieto qualcosa di più di una mera, sia pur apprezzabile, enunciazione di principio? Non vi è dubbio che la portata della norma che sancisce il divieto dell’uso degli smartphone da parte dei bambini oltre ad essere oggettivamente difficile da far rispettare (e conseguentemente anche da sanzionare, all’occorrenza) abbia come effettivo destinatario il mondo degli adulti a cominciare dai genitori che, come si legge tra l’altro nelle note che accompagnano l’articolato del disegno di legge, “dovrebbero promuovere un utilizzo consapevole della tecnologia” ma che, “probabilmente, sono i primi a non essere davvero consapevoli dei rischi per la salute psicofisica di un uso precoce dei dispositivi digitali: se ne parla troppo poco e solo il 29% chiede consiglio ai pediatri”.
Divieti a parte ecco dunque che per contrastare e arginare efficacemente la deriva degli smartphone babysitter è prevista l’attivazione di specifici “corsi di formazione relativi ai possibili danni alla salute psicofisica del bambino derivanti dall’utilizzo smodato dei dispositivi di comunicazione elettronica funzionanti tramite onde a radiofrequenza” e contestualmente l’avvio di mirate e calibrate “campagne di sensibilizzazione e informazione sui possibili danni connessi a un utilizzo in appropriato dei dispositivi elettronici”.
Un segnale chiaro quello che viene dall’Assemblea Regionale Siciliana che sul tema abbassa considerevolmente l’asticella anagrafica dei vari divieti esistenti, un po’ a macchia di leopardo lungo tutto lo Stivale: sul tema, infatti, si registra una più marcata attenzione (almeno a parole…) in altre fasce di età, a cominciare dall’adolescenza e dalla pre-adolescenza, e in altri ambiti come la scuola dove tra direttive ministeriali e circolari dei singoli Dirigenti scolastici si prova a disciplinare tempi e modi di utilizzo degli smartphone con misure più o meno draconiane.
In una Sicilia che su questo tema sembra essere una sorta di grande laboratorio multidisciplinare si colloca anche la ricerca avviata dall’Agenzia Regionale per l’Ambiente (Arpa Sicilia) assieme al Dipartimento di Scienze mediche e tecnologie avanzate “Ingrassia” dell’Università di Catania sul tema “Studio di coorte sull’esposizione dei bambini/adolescenti della scuola secondaria di primo e secondo grado all’uso dei telefoni cellulari e valutazione di disturbi correlati”. Uno ricerca che punta, prioritariamente, a valutare eventuali incidenze di disturbi e patologie non tumorali derivanti dall’utilizzo del telefono cellulare. Il progetto di ricerca, la cui fase operativa di raccolta dati è già in stato avanzato, sta coinvolgendo non soltanto i ragazzi ma anche i genitori attraverso la somministrazione on line di questionari a risposta multipla, anonimi e differenziati: ai più giovani viene chiesto di illustrare modalità e tempi di utilizzo del cellulare e di altri dispositivi digitali (piattaforme gaming, ecc.) e di soffermarsi sulla qualità del loro sonno; ai genitori di evidenziare l’insorgenza di eventuali problemi comportamentali dei ragazzi. Il progetto riguarda poi pure lo studio dell’andamento storico di alcune patologie tumorali per valutare eventuali correlazioni con l’evoluzione della diffusione dei telefoni cellulari tra la popolazione.
Anche nel caso di questo progetto, come per la norma che vieta totalmente l’uso dei telefonini-babysitter per i bambini sino a 5 anni, uno dei possibili sbocchi è rappresentato dall’utilizzo dei dati raccolti per modellare efficaci campagne di informazione e sensibilizzazione su un utilizzo accorto di cellulari e piattaforme gaming. Sbocchi che rimandano inevitabilmente a un modo maturo e responsabile del fare informazione in un momento storico nel quale troppe volte l’accuratezza della verifica di dati e notizie viene sacrificata sull’altare della velocità nel postare e condividere.
-
Giornalista professionista, ha lavorato per oltre trent’anni alla Gazzetta del Sud dove è entrato da collaboratore della redazione di Siracusa nel 1987 finendo da caposervizio della redazione di Reggio Calabria. Per oltre venti anni è stato anche corrispondente da Siracusa dell’Agenzia ANSA. E’ autore – tra l’altro - di pubblicazioni dedicate al tema della disinformazione, alla gestione degli uffici stampa nell’era dei social e alle problematiche etiche e deontologiche legate al ruolo dell’intelligenza artificiale nei processi di produzione professionale dell’informazione. Attualmente ricopre il ruolo di Presidente facente funzioni del Consiglio di Disciplina Territoriale dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e, da settembre 2022, è anche Commissario del Corecom Sicilia, il Comitato Regionale per le Comunicazioni, organismo di consulenza dell’Assemblea Regionale Siciliana e della Giunta Regionale Siciliana. Per quest’ultimo organismo si occupa in maniera specifica di par condicio elettorale legata al sistema radiotelevisivo locale e di media education.