
Carla Tonin e Luca Di Lorenzo
La rassegna CinemaUno Estate 2024 si è conclusa con la proiezione di “Tatami”, Premio Brian per i diritti umani alla 80° Mostra del Cinema di Venezia e Premio della Giuria e per la migliore attrice al 36° Festival Internazionale del Cinema di Tokio.
L’attrice premiata, l’iraniana-francese Zar Amir Ebrahimi, firma anche la sua prima regia con il regista israeliano Guy Nattiv. Per la prima volta un regista israeliano e una regista iraniana uniscono i loro sguardi per raccontare una storia potente, con il palese intento di rendere omaggio alle persone che a causa di regimi totalitari hanno perso la libertà e spesso la vita.
Leila e la sua allenatrice Maryam stanno rappresentando l’Iran ai campionati mondiali di judo a Tblisi, in Georgia. Dopo i primi positivi combattimenti, Maryam riceve dalla federazione iraniana di judo l’ordine tassativo, proveniente dalle massime autorità politiche, di far ritirare la sua atleta simulando un infortunio a causa della possibilità concreta che si scontri con la corrispondente atleta israeliana. Leila riceve ripetute minacce personali, il marito è costretto a scappare in modo rocambolesco con il figlio verso il confine e i genitori vengono picchiati ed arrestati per far pressione su di lei. Incoraggiata dal medico rumeno della federazione internazionale – a sua volta rifugiato politico – e con l’appoggio della federazione stessa, Leila decide di non cedere al ricatto e di proseguire la competizione.
Il percorso di Maryam è più tormentato, nella situazione attuale rivive l’esperienza delle competizioni precedenti, dove ha dovuto soccombere alle pressioni e simulare un infortunio strategico per evitare un combattimento giudicato inopportuno dal regime. All’inizio cerca di resistere alle minacce, che coinvolgono anche il suo ambito familiare. Poi cede e cerca in tutti i modi di convincere al ritiro Leila, determinata invece ad affrontare l’incontro decisivo.
“Tatami” è un racconto di sport come libera espressione del corpo e del pensiero ma anche un thriller che ci tiene sospesi sulle possibili decisioni delle protagoniste, accerchiate dall’elemento politico-religioso. Non si tratta di una storia reale, ma prende spunto dai molti casi di atlete e di atleti che hanno scelto di lasciare il proprio paese in nome dei diritti umani e delle libertà negate in patria.
Nel finale, che qui non sveliamo, un messaggio di speranza che tuttavia non ci impedisce di pensare con sgomento all’attuale contesto, in cui assistiamo al tragico peggioramento dei rapporti tra Iran e Israele e della situazione geopolitica internazionale.
-
Laureata in Scienze Politiche e in Giurisprudenza, ha conseguito il Dottorato di ricerca “ Istituzioni e Politiche Comparate” presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università “Aldo Moro” di Bari. Ha collaborato con il Centro di Ateneo per la Disabilità e l’Inclusione dell’Università degli Studi di Padova con la Delegata del Rettore per l’Inclusione nella costruzione di una rete con il territorio e il mondo dell’associazionismo sui temi dell’inclusione, della sostenibilità e della giustizia sociale. Collabora con il Laboratorio Larios in attività a vantaggio dell’inclusione, della sostenibilità e della giustizia sociale, con particolare riguardo all’organizzazione e ad attività di tutoraggio del Master “ Inclusione e Innovazione Sociale”, dei corsi di Perfezionamento “Orientamento e career counselling per l’inclusione, la sostenibilità e la giustizia sociale” e dei corsi Alta Formazione “La Passione per la verità”, “Aver cura del Vero”, “Alfabetizzazione digitale a scuola”, “Orientamento a scuola: progettare futuri equi, inclusivi e sostenibili”. Cultrice della materia in Diritto Costituzionale Comparato, ha collaborato alle ricerche e all’attività didattica presso l’Università degli Studi di Cagliari. Autrice di pubblicazioni sui temi dei diritti fondamentali.