Carla Tonin e Luca Di Lorenzo
Grande interesse ed affluenza di pubblico alla rassegna CinemaUno Estate martedì 27 agosto per la proiezione di KRIPTON, una perla di intelligenza cinematografica, sociale, politica ed umana. Uno di quei rari casi in cui il cinema riesce portarci dentro ad esperienze profonde, ad ascoltare le emozioni, i dolori, le paure, le sofferenze e i sogni senza imporre la propria presenza ma rendendola necessaria con un equilibrio che ci permette di entrare nelle vite altrui senza offenderle, ma rispettandole. In particolare le vite dei protagonisti di questo film sono attraversate da dolori, da tensioni psicologiche ed esistenziali molto complesse e il regista riesce a trovare la giusta distanza della videocamera per permettere a noi tutti di attraversare quelle vite per riflettere profondamente su noi stessi. Su tutto ciò che non appartiene solo a loro, ma a tutti noi.
Il lavoro di Francesco Munzi indaga la vita sospesa di sei giovani, ragazze e ragazzi, ricoverati in due comunità psichiatriche alla periferia di Roma. Attraverso il racconto della loro quotidianità e delle loro relazioni, il documentario ci accompagna con discrezione in un viaggio nella nostra mente che diventa metafora del complesso mondo in cui viviamo.
Si racconta la rabbia di un figlio adottato con mille aspettative che poi risulta avere una mente che funziona in maniera diversa dagli altri ragazzi ed è per questo escluso, colpito dallo stigma sociale. C’è la ragazza in preda a pensieri negativi e violenti che non sa gestire; ci sono i disturbi alimentari di un’altra ragazza che ne mettono a rischio la sopravvivenza e distruggono i rapporti familiari. Marco Antonio racconta di essere nato su Kripton, un pianeta immaginario, luogo di provenienza di Superman. Marco Antonio tiene a specificare che il pianeta non è esploso come si pensa, ma è sempre lì anche se “alquanto remoto”.
“Questo film tra tante cose è un film sulla mente e la famiglia” ha affermato Andrea Segre, che distribuisce il film con ZaLab, durante il dibattito al termine del film. “Munzi ha trascorso cento giorni nelle comunità psichiatriche, un periodo che si può considerare lunghissimo (secondo gli standard delle produzioni cinematografiche) o brevissimo (rispetto alla complessità delle vite raccontate)”. Il regista ha voluto evidenziare strutture che funzionano supportando i protagonisti, ma poi la realtà ci presenta il conto, con i suoi numeri impietosi [1]. Nel 2022 quasi 800mila persone sono state in cura presso i servizi di salute mentale pubblici. Tra queste, circa 28mila erano ospitate in strutture residenziali comunitarie. Il disagio mentale è in crescita, soprattutto dopo la pandemia, in particolare tra gli adolescenti, per i quali si considera un aumento di circa il 30% dei casi [2].
Il tema del disagio psichico è stato al centro di una serata anche in apertura della rassegna, lo scorso 26 giugno, con la proiezione di “Sull’Adamant”, premiato con l’Orso d’Oro al Festival di Berlino 2023. Il tema delle fragilità marginalizzate torna anche nel nuovo lavoro del documentarista Nicolas Philibert (di cui ricordiamo almeno “Nel paese dei sordi” e “Essere e avere”). L’Adamant è una struttura galleggiante sulla Senna, nel cuore di Parigi, che accoglie persone con disturbi psichici permettendo loro di esprimersi attraverso l’arte e la musica.
Due serate estive al cinema, due momenti di riflessione su temi così centrali ed urgenti nella complessa società di oggi.
[1] Rapporto salute mentale. Analisi dei dati del Sistema Informativo per la Salute Mentale (SISM). Anno 2022
[2] World mental health report: Transforming mental health for all (who.int)