A cura di Luca Di Lorenzo (Presidente Centro Universitario Cinematografico) & Carla Tonin

Nel mese di aprile 2025 Padova ha ospitato la terza edizione di “Sogni e visioni: cinema, psicoanalisi e percorsi della mente”, organizzata dal Centro Universitario Cinematografico con la collaborazione di altre realtà associative cittadine. Tra le proiezioni (che si sono tenute al cinema MultiAstra) ha suscitato particolare interesse la proposta di un classico del cinema documentario italiano, “Matti da slegare”, opera collettiva firmata da Silvano Agosti, Marco Bellocchio, Stefano Rulli e Sandro Petraglia.
Realizzato nel 1975 e riproposto in una nuova versione restaurata in occasione del cinquantenario, “Matti da slegare” rimane uno dei migliori e rari esempi di cinema militante italiano, nel suo intento di diffondere e sostenere le nuove teorie di Franco Basaglia, neurologo e psichiatra che diede il suo nome alla legge 180 approvata pochi anni dopo, nel maggio 1978. Basaglia portò una vera rivoluzione nel mondo della psichiatria italiana con la proposta di un nuovo approccio alla malattia mentale fondato sul rispetto e la centralità della persona. “La lotta al manicomio, come luogo dove l’esclusione trova la sua espressione paradigmatica e violenta” è uno dei punti programmatici del movimento da lui fondato nel 1973, Psichiatria Democratica, che portò a partire dal 1978 (con la legge 180, appunto) alla chiusura degli ospedali psichiatrici nel nostro paese.
Il documentario ci porta all’interno dell’ospedale psichiatrico di Colorno (in provincia di Parma) e vede protagoniste alcune persone vissute nella struttura. Marco, Paolo, Angelo (tra gli altri) raccontano la loro esperienza lavorativa all’esterno dell’istituto. Il film fu presentato ai Festival di Berlino e di Venezia con il titolo “Nessuno o tutti” (da una poesia di Bertolt Brecht) nella sua versione integrale di oltre tre ore e circolò poi in una versione cinematografica di 140 minuti con il titolo “Matti da slegare”.
Marco Bellocchio, che ha partecipato alla serata in videocollegamento presentato da Denis Brotto, docente di cinema all’Università di Padova e autore del quaderno “L’inquietudine della realtà. I documentari di Marco Bellocchio”, si era imposto sulla scena italiana dieci anni prima con alcuni dei film più rappresentativi del cinema italiano anni ‘60, come “I pugni in tasca” e “La Cina è vicina”.
Silvano Agosti, dopo il suo esordio nel lungometraggio con “Il giardino delle delizie” (pesantemente censurato in Italia), aveva documentato il movimento studentesco romano del Sessantotto con i suoi celebri “cinegiornali”.
Rulli e Petraglia, al loro esordio alla regia con “Matti da slegare”, saranno tra i nomi di punta del cinema e della televisione italiana come sceneggiatori, spesso lavorando in collaborazione.
Cinema militante, dicevamo. Un percorso cinematografico che nasce dall’esperienza del cinema di impegno civile italiano che ha visto in Francesco Rosi ed Elio Petri i suoi principali esponenti e che trova ispirazione in quel “cinéma verité” che ebbe particolare fortuna negli anni del Sessantotto francese per poi approdare in Italia sulla scia del movimento studentesco legato alla sinistra extra parlamentare. Silvano Agosti ce li ha raccontati quegli anni, nella sua antologia “Riprendiamoci la vita” e nel più recente “Ora e sempre riprendiamoci la vita” (2018).
Ed è Silvano Agosti il protagonista di un’altra serata di “Sogni e Visioni” con un lavoro che è un po’ figlio di “Matti da slegare”: il documentario “D’amore si vive” (il regista era in collegamento audio in sala per la presentazione).
Diretto nel 1983, questo straordinario documentario si presenta come una toccante “ricerca sulla tenerezza, la sensualità e l’amore”: sette scene, sette volti che restano impressi nella memoria, ci raccontano senza filtri la loro vita, la loro carnalità, i loro sentimenti. Sette volti scelti tra decine di interviste realizzate – anche queste – nella città di Parma.
Un film che fece scalpore all’epoca, da molti avvicinato al pasoliniano “Comizi d’amore” (1964), da altri rifiutato come oggetto al limite della pornografia. Incontriamo così Lola, una donna transgender che alleva piccioni e ci porta con intelligenza nella sua intimità; una giovane tossicodipendente che racconta la sua esperienza di prostituzione; Anna, una prostituta non più giovane che ripercorre la sua vita (e che troverà la morte per suicidio il giorno dopo aver rilasciato la sua intervista per il film); una madre che racconta la sua esperienza con la maternità; un’altra – figlia di un prete – che ci parla della repressione sessuale subita e delle sue conseguenze; Gloria, una transessuale appassionata di musica lirica; e infine Franck, un bambino di nove anni che parla delle sue prime esperienze sentimental-sessuali puntando il dito contro il mondo degli adulti, corrotto dallle regole del potere, colpevole di non capire e di reprimere la creatività dei bambini.
Due lavori straordinari, da rivedere e diffondere, perché anche in questo caso il nostro passato diventa uno strumento per capire il presente. I temi ci sono tutti: la condizione femminile, le tensioni politiche, i conflitti sociali, l’identità di genere… Ovvero il desiderio di libertà che non muore.
clip da Matti da slegare
clip da D’amore si vive
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Laureata in Scienze Politiche e in Giurisprudenza, ha conseguito il Dottorato di ricerca “ Istituzioni e Politiche Comparate” presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università “Aldo Moro” di Bari. Ha collaborato con il Centro di Ateneo per la Disabilità e l’Inclusione dell’Università degli Studi di Padova con la Delegata del Rettore per l’Inclusione nella costruzione di una rete con il territorio e il mondo dell’associazionismo sui temi dell’inclusione, della sostenibilità e della giustizia sociale. Collabora con il Laboratorio Larios in attività a vantaggio dell’inclusione, della sostenibilità e della giustizia sociale, con particolare riguardo all’organizzazione e ad attività di tutoraggio del Master “ Inclusione e Innovazione Sociale”, dei corsi di Perfezionamento “Orientamento e career counselling per l’inclusione, la sostenibilità e la giustizia sociale” e dei corsi Alta Formazione “La Passione per la verità”, “Aver cura del Vero”, “Alfabetizzazione digitale a scuola”, “Orientamento a scuola: progettare futuri equi, inclusivi e sostenibili”. Cultrice della materia in Diritto Costituzionale Comparato, ha collaborato alle ricerche e all’attività didattica presso l’Università degli Studi di Cagliari. Autrice di pubblicazioni sui temi dei diritti fondamentali.