La Cura del Vero

Inclusione è relazione: quando i diritti si imparano insieme

Cosa significa davvero “inclusione” a scuola? Non basta frequentare le stesse aule o partecipare alle stesse lezioni. Inclusione significa sentirsi accolti, visti, ascoltati. Significa sapere di avere un posto nel gruppo, un ruolo nella comunità. A scuola, questo non avviene automaticamente: va costruito, giorno dopo giorno, attraverso la costruzione di relazioni sociali positive, il coinvolgimento attivo di tutti gli studenti e le studentesse a scuola, indipendentemente dalla presenza di vulnerabilità.
Negli ultimi anni, le scuole sono diventate sempre più eterogenee, con bambini e bambine che hanno origini, culture, esperienze, bisogni diversi. Questa eterogeneità rappresenta una ricchezza, ma anche una sfida, in quanto dove ci sono differenze, possono nascere incomprensioni, pregiudizi, dinamiche di esclusione e discriminazione.

Diritti alla partecipazione e abilità sociali

Considerando questo contesto e le sfide alla piena inclusione scolastica, abbiamo sviluppato un laboratorio incentrato su due elementi profondamente interconnessi: le conoscenze dei diritti umani – in particolare quelli alla partecipazione – e le abilità sociali.
Per quanto riguarda le conoscenze dei diritti, l’educazione ai diritti umani è un approccio educativo che si propone di promuovere una cultura universale dei diritti umani, attraverso la diffusione di conoscenze e lo sviluppo di valori e azioni a sostegno dei diritti umani. I contesti scolastici rappresentano un ambiente adeguato per apprendere i propri e altrui diritti e, nell’infanzia, le attività di educazione ai diritti umani possono invitare bambine e bambini a conoscere i propri diritti e quelli degli altri, ma anche a riconoscere le situazioni in cui i diritti vengono violati. Quando si tratta di inclusione scolastica i diritti contenuti nella Convenzione dei Diritti dell’Infanzia (Nazioni Unite, 1989), risulta uno strumento utile per promuovere la conoscenza dei diritti in essa contenuti e per favorirne il rispetto. In particolare, i diritti alla partecipazione sociale sono stati riconosciuti come cruciali per la progettazione di attività scolastiche volte a promuovere l’inclusione. Tra questi diritti vi sono il diritto a esprimere la propria opinione e a essere ascoltati (artt. 12-13), il diritto a non essere discriminati e non subire violenze (artt. 19 e 37), il diritto a partecipare attività di gioco e ricreative e di partecipare alla vita culturale (art. 31).
Per quanto riguarda le abilità sociali, questo elemento è considerato cruciale dal quadro teorico del Positive Youth Development, che ha l’obiettivo di favorire il benessere e la salute dei giovani e considera le abilità sociali come fondamentali per creare contesti scolastici inclusivi. Questo quadro teorico sostiene che le abilità sociali consentono di instaurare relazioni sociali positive tra pari e affrontare situazioni conflittuali. Tra le abilità sociali alcune assumono una rilevanza particolare per la promozione dell’inclusione scolastica: la capacità di collaborare con gli altri, la capacità di avviare interazioni positive con gli altri e di mantenere relazioni sociali, la capacità di esprimere le proprie emozioni e le proprie opinioni, la capacità di comprendere le emozioni altrui e di considerare punti di vista diversi. Queste abilità concorrono insieme alla costruzione di contesti scolastici inclusivi e possono stimolare l’intenzione ad aiutare chi sperimenta situazioni di discriminazione ed esclusione sociale.

Un viaggio verso Dirittilandia

Seguendo queste basi teoriche, è stato progettato Un viaggio verso Dirittilandia, un laboratorio pensato per bambini e bambine tra gli 8 e i 10 anni, articolato in cinque incontri a scuola. Il laboratorio aveva l’obiettivo di promuovere la comprensione e il rispetto dei diritti alla partecipazione sociale e di favorire lo sviluppo di abilità sociali utili per avviare relazioni sociali positive tra pari e per reagire assertivamente di fronte a situazioni di discriminazione ed esclusione sociale, che costituiscono una violazione dei diritti.
Ogni incontro era dedicato a un diritto tratto dalla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia, come il diritto al gioco, il diritto a partecipare alla vita della scuola, il diritto a essere ascoltati e il diritto a non subire discriminazioni. In seguito, ai bambini e alle bambine venivano presentate situazioni di violeazione dei diritti, come ad esempio un compagno escluso dal gioco durante la ricreazione, una bambina la cui opinione non viene ascoltata, un bambino che viene preso in giro dai compagni di classe. Durante gli incontri, i e le partecipanti sono stati invitati a riflettere sul senso di ingiustizia di queste situazioni, che rappresentano una violazione dei diritti umani.
Attraverso role-play, discussioni in gruppo ed esercitazioni, ci si è poi focalizzati sulle abilità sociali per reagire assertivamente di fronte a situazioni di discriminazione e violazione dei diritti alla partecipazione. In particolare, dopo aver presentato e discusso comportamenti sociali che supportano compagni e compagne che sperimentano situazioni spiacevoli, i e le partecipanti hanno partecipato a una sessione di immaginazione guidata. È stato chiesto di immaginare come avrebbero reagito di fronte a una situazione in cui veniva violato il diritto di un ipotetico compagno di classe e di scriverlo su un foglio. Questa strategia è particolarmente utile per simulare situazioni di vita reale, in quanto visualizzare i comportamenti può evocare le stesse risposte emotive del comportamento nella vita reale.

Per verificare l’efficacia del laboratorio, abbiamo coinvolto le classi quarte e quinte di alcune scuole primarie: alcune classi hanno partecipato alle attività del laboratorio e altre hanno continuato le attività scolastiche curricolari. Confrontando i due gruppi all’inizio e al termine di Un viaggio verso Dirittilandia, è emerso che i bambini e le bambine che hanno preso parte al laboratorio hanno mostrato, alla fine dello stesso, un miglioramento delle abilità sociali,  e della capacità di collaborare con gli altri, maggiore intenzione ad aiutare i compagni e le compagne che sperimentano una violazione dei propri diritti. Abbiamo anche considerato i bambini più isolati e a rischio di esclusione sociale all’inizio e al termine del percorso, riscontrando che quelli che venivano meno scelti nei giochi o nelle attività didattiche, dopo l’intervento hanno ricevuto più scelte positive da parte dei compagni e delle compagne di classe.
I risultati di questo percorso laboratoriale ci dimostra che l’inclusione non è una questione di buone intenzioni o di slogan, ma di relazioni concrete, quotidiane. Serve creare le condizioni affinché queste relazioni possano nascere, crescere e trasformarsi. Inoltre, è possibile partire dall’infanzia per parlare di giustizia sociale, utilizzando il linguaggio dei bambini e delle bambine.

Il nostro augurio è che percorsi come Un viaggio verso Dirittilandia possano diventare parte della proposta curricolare delle scuole. Non come attività “extra”, ma come parte integrante della formazione alla cittadinanza, verso una cultura dell’inclusione e del rispetto dei diritti umani. Sarebbe utile formare gli insegnanti a condurre questo tipo di laboratori, adattandoli alle esigenze dei propri alunni e delle proprie alunne. Sarebbe importante anche valutare l’impatto nel tempo, per capire quanto durano i cambiamenti e come si possono consolidare.
Nella costruzione di contesti pienamente inclusivi e attendi ai diritti non c’è mai un punto di arrivo. Ogni classe, ogni gruppo, ogni bambino è un nuovo viaggio. Grazie ai risultati di questo progetto laboratoriale sappiamo che, se scegliamo di partire dai diritti e dalle relazioni, possiamo camminare verso la creazione di contesti scolastici e sociali più giusti, più attenti all’inclusione e ai diritti di tutti e tutte.

  • Isabella Valbusa

    Psicologa perfezionata in “Orientamento e career counseling per l'inclusione, la sostenibilità e la giustizia sociale” (a.a. 2020/2021) e dottoranda presso la Scuola di Dottorato “Human Rights, Society and Multi-level governance” dell’Università di Padova. Il suo progetto di ricerca ha l’obiettivo di promuovere contesti scolastici inclusivi e improntati alla giustizia sociale. Dal 2020 collabora con il laboratorio La.R.I.O.S. (Laboratorio di Ricerca e Intervento per l'Orientamento alle Scelte) in attività di ricerca che riguardano l’implementazione e la verifica dell’efficacia di laboratori volti a promuovere un orientamento inclusivo, sostenibile e attento alla giustizia sociale. I laboratori hanno l’obiettivo di favorire un’idea di lavoro dignitoso, attento al rispetto dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. È stata membro della segreteria del Corso di alta formazione “Orientamento a scuola: progettare futuri equi, inclusivi e sostenibili”.

  • Maria Cristina Ginevra

    Professoressa associata presso il Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata dell’Università degli Studi di Padova, dove insegna psicologia dell’orientamento e Diritti umani e inclusione. È direttrice del corso di perfezionamento in ‘Orientamento e Career Counselling per l’Inclusione, la Sostenibilità e la Giustizia sociale’ ed è stata membro del Comitato ordinatore e scientifico del corso di alta formazione “Raccontare la verità: come informare promuovendo una società inclusiva. Giornalismo di inchiesta sociale: ricerca e accuratezza antidoti alle fake news”. Collabora con il La.R.I.O.S. (Laboratorio di Ricerca ed Intervento per l’Orientamento alle Scelte). È membro del Consiglio Direttivo della SIO (Società Italiana per l’Orientamento), membro ordinario dell’AIP (Associazione Italiana Psicologi), e dell’European Society for Vocational Designing and Career Counseling. È co-editor dell’International Journal for Educational and Vocational Guidance.

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