Non tutti i Nobel sono uguali
L’8 luglio scorso Trump ricevette dalle mani insanguinate di Netanyahu una strombazzatissima lettera di candidatura al Premio Nobel per la Pace. Ma nessuno ha parlato delle Pugwash Conferences on Science and World Affairs, benché il Nobel per la Pace l’abbiano vinto davvero trent’anni fa.
Si tratta di una ONG con base in Canada che prende il nome da Pugwash, un piccolo villaggio della Nuova Scozia affacciato sull’Atlantico settentrionale. Come risposta della comunità scientifica al ben noto “Manifesto” di Russell e Einstein del 1955 (https://pugwash.org/1955/07/09/statement-manifesto/), fin dalla sua fondazione, nel 1957, “Pugwash aspira a un mondo libero da armi nucleari e da altre armi di distruzione di massa” (dal sito ufficiale https://pugwash.org/).
Ma dov’è la notizia?
Eccola: sono trascorsi ottant’anni dall’esplosione della prima bomba nucleare ed è in occasione di questo tremendo anniversario che, dal 14 al 16 luglio 2025, i leader di Pugwash si sono riuniti a Chicago con un gruppo di venti Premi Nobel e sessanta scienziati ed esperti provenienti da tutto il mondo, dando vita alla prima assemblea dei Premi Nobel dedicata alla minaccia che le armi nucleari continuano a rappresentare per l’umanità.
Ne è scaturito un nuovo manifesto (https://nobelassembly.org/declaration/) dai contenuti agghiaccianti e, nel medesimo tempo, confortanti: la comunità scientifica dialoga sempre e proprio per questo cerca di leggere il presente e non teme di prendere la parola per provare a indirizzare la politica e la storia.
“Non c’è obbligo più grande che prevenire la catastrofe di una guerra nucleare”, vi leggiamo. Ma “stiamo andando nella direzione sbagliata”. Questi gli assunti essenziali. Tuttavia la comunità Pugwash si assume una grande responsabilità: “pronti all’inizio di una nuova, complessa e pericolosa corsa agli armamenti nucleari, i Premi Nobel e gli esperti di politica nucleare devono ora parlare insieme”.
Nel testo troviamo alcune oneste ammissioni sulla deterrenza: “Non neghiamo che la paura di una guerra nucleare abbia contribuito a preservare una certa stabilità tra le nazioni”; ma si obietta anche che “una struttura di sicurezza globale perennemente dipendente dalla paura è in definitiva una scommessa avventata”. Infatti: “pur avendo evitato catastrofi nucleari in passato, il tempo e la legge della probabilità non sono dalla nostra parte. Senza sforzi chiari e costanti da parte dei leader mondiali per prevenire una guerra nucleare, non c’è dubbio che la nostra fortuna finirà per esaurirsi”.
Ecco perché il cuore del documento è occupato da una serie di raccomandazioni, che brillano per fondatezza, autorevolezza e tanto buon senso. Qui di seguito ne riportiamo alcune.
- Nell’80° anniversario del test Trinity, ricordando le gravi conseguenze dei test nucleari sulla salute umana, l’ambiente e la pace e la sicurezza internazionale, invitiamo tutti gli Stati a ribadire il loro impegno per una moratoria sui test sugli esplosivi nucleari e a fare tutto il necessario per garantire la rapida entrata in vigore del Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari.
- Invitiamo Russia e Stati Uniti ad avviare immediatamente i negoziati per un successore del Nuovo Trattato sulla Riduzione delle Armi Strategiche del 2010.
- Invitiamo la Cina ad avviare immediatamente discussioni sostanziali e durature sul suo arsenale nucleare in rapida espansione.
- Colpiti dai rischi gravi e senza precedenti posti dall’intelligenza artificiale (IA) e da altre tecnologie emergenti, invitiamo tutti gli Stati a impegnarsi in un dialogo più cooperativo sulle implicazioni scientifiche, legali e militari di queste tecnologie. Riconoscendo la fallibilità dell’IA, invitiamo tutti gli Stati dotati di armi nucleari a garantire un controllo e una supervisione umani significativi e potenziati sul comando e controllo nucleare, e ad aumentare i tempi decisionali per determinare l’affidabilità delle informazioni ricevute e la prudenza di qualsiasi decisione sull’opportunità di ricorrere alla forza militare.
- Riconoscendo il rischio di incidenti nucleari e di errori di calcolo, invitiamo tutti gli Stati dotati di armi nucleari ad ampliare le linee di comunicazione sicure tra loro e ad aumentare il numero e la frequenza dei dialoghi multilaterali sugli strumenti e i meccanismi per la prevenzione e la gestione delle crisi.
- Riflettendo sulla devastazione provocata dai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki e sulle gravi conseguenze umanitarie della guerra nucleare, invitiamo tutti gli Stati ad aumentare gli investimenti e la ricerca cooperativa sugli impatti ambientali, sociali, militari ed economici dei conflitti nucleari, compresi gli scenari limitati o regionali.
- Consapevoli che la mancanza di volontà politica impedisce la riduzione dei rischi nucleari, invitiamo scienziati, accademici, società civile e comunità religiose a contribuire a esercitare la pressione necessaria sui leader mondiali affinché attuino misure di riduzione del rischio nucleare.
Tra i numerosi argomenti che troviamo elencati nel prezioso documento delle Pugwash Conferences, ci piace – in conclusione – proporne uno dal carattere particolarmente simbolico e istruttivo: “Invitiamo tutti gli Stati dotati di armi nucleari a istituire la “regola delle due persone” che garantisca il coinvolgimento di almeno due individui in qualsiasi decisione sull’uso della forza nucleare”.
Ecco: in questo paragrafo si allude al “grado zero” del plurale, il numero due, Io e l’Altro. Senza questa consapevolezza, senza questa ammissione che depotenzia la nostra hybris, senza questa onestà intellettuale e psicologica, siamo tutti proiettati nel baratro della guerra. Vale la pena rifletterci un po’.
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Stefano Lamorgese (Roma, 1966) è un giornalista di formazione umanistica. Alla Rai dal 1990, ha lavorato per TG3, Rai International, Rai2 e Rainews24. Dal 2017 fa parte della redazione di Report/Rai3. Ha insegnato linguaggi multimediali e cultura digitale presso le università di Urbino, Ferrara e Perugia. È Vicepresidente dell'Associazione Amici di Roberto Morrione, che promuove dal 2011 il Premio giornalistico omonimo, dedicato agli Under30. Storico per passione, ha pubblicato con NewtonCompton "I signori di Roma" (2015).