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Dal Sociale all’Ambientale: La Giornata dei Diritti delle Persone con Disabilità come Ponte verso un’Inclusione Globale

Oggi, 3 dicembre, si celebra la Giornata Internazionale dei Diritti delle Persone con Disabilità. Questa ricorrenza ci fornisce uno spunto di riflessione sui progressi compiuti, ma anche sulle sfide che ancora vanno affrontate per assicurare l’inclusione e la piena partecipazione di tutte persone nei contesti sociali, comprese le persone con disabilità. In questa riflessione possiamo partire dalla Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità (ONU, 2006) e dal concetto di diritti umani, che sono universali, indivisibili e interdipendenti.

Nella Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità possiamo trovare uno strumento innovativo in cui i diritti umani sono strettamente connessi ai principi di inclusione e giustizia sociale. In particolare, ci sono alcuni articoli che delineano in modo chiaro i diritti delle persone con disabilità alla partecipazione attiva e all’inclusione in ogni ambito della vita pubblica e culturale. Ad esempio, l’articolo 19 dichiara che le persone con disabilità hanno diritto a scegliere dove e con chi vivere e sottolinea il diritto a essere cittadini attivi e non relegati ai margini o confinati in istituzioni. Inoltre, nella Convenzione si fa riferimento alla partecipazione alla vita politica e pubblica (art. 29). Nello specifico, le persone con disabilità hanno il diritto di votare, di essere elette e di accedere alle strutture politiche in modo accessibile. Nella Convenzione si parla anche di partecipazione alla vita culturale, ricreativa e sportiva (art. 30). Questo include eliminare le barriere fisiche, ma anche quelle sociali e comunicative che limitano l’accesso alla partecipazione. Questi articoli pongono l’attenzione all’accessibilità non solo fisica ma anche a livello comunicativo, culturale e istituzionale. Questo è un passo sicuramente importante per favorire opportunità di partecipazione sociale alle persone con disabilità.

Sebbene la Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità sia un passo in avanti nell’avanzamento dei diritti umani e possa risultare uno strumento utile per promuovere l’inclusione e la giustizia sociale, questa Convenzione solleva una questione fondamentale: perché è stato necessario creare una convenzione specifica per le persone con disabilità, quando i diritti alla partecipazione sociale, politica e culturale sono già sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (ONU, 1948)? L’Articolo 1 della Dichiarazione afferma che “tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”. La partecipazione sociale, infatti, è una componente essenziale per favorire la costruzione di società inclusive e attente alla giustizia sociale, che siano rispettose dei diritti e della dignità di tutte le persone, comprese quelle con disabilità e vulnerabilità. Eppure, nella pratica, molte persone con caratteristiche specifiche sono marginalizzate, incluse le persone con disabilità. Ecco che abbiamo convenzioni come la Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità e altre convenzioni specifiche (ad esempio, quelle dedicate ai diritti delle donne o dei popoli indigeni). La presenza di queste Convenzioni “specifiche” può fornire uno spunto di riflessione sul concetto di universalità dei diritti umani. Perché abbiamo bisogno di diritti “speciali” dedicati a persone con caratteristiche specifiche quando l’universalità della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dovrebbe già includerli? Questa frammentazione dei diritti umani in strumenti separati, dedicati a specifici gruppi di persone, può avere conseguenze simboliche anche sull’idea di altro. Quando parliamo di diritti delle persone con disabilità, dei popoli indigeni o delle donne, implicitamente affermiamo che queste persone richiedono un’attenzione specifica, perchè il sistema generale di diritti umani non è stato progettato per loro. Si potrebbe dire che la società non è progettata per loro. Questo approccio rischia di creare una gerarchia di diritti, in cui i diritti contenuti nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani vengono percepiti come un modello normativo, mentre quelli “speciali” convenuti in Convenzioni specifiche sono visti come aggiustamenti o concessioni. Inoltre, questo può portare alla frammentazione delle lotte per i diritti umani in cui ogni gruppo si mobilita per i propri diritti, ostacolando un’azione collettiva di lotta per i diritti di tutte le persone. Il rischio è che le istanze di persone con disabilità vengano isolate come “problemi di nicchia”, aumentando ancor di più la loro marginalizzazione.

Questa divisione anche all’interno delle Convenzioni e Dichiarazioni sui diritti umani rivela ancora una volta quanta strada ancora c’è da fare per costruire società inclusive e attente alla giustizia sociale. Invece di costruire nuovi strumenti per ogni gruppo escluso, potremmo lavorare per rendere le nostre società intrinsecamente inclusive e attente alla giustizia sociale. La Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità rappresenta così un passo fondamentale per sottolineare come le società debbano adattarsi per essere realmente inclusive. Allo stesso modo, oggi stiamo assistendo a un’evoluzione dei diritti umani che include la consapevolezza dell’interdipendenza tra diritti umani e ambiente. Documenti come la Dichiarazione delle Nazioni Unite sul diritto a un ambiente pulito, sano e sostenibile (2021) rappresentano un’estensione del concetto di diritti, spostando l’attenzione da un’idea antropocentrica a una visione più olistica, che riconosce i legami tra persone, ecosistemi e giustizia sociale. Questo passaggio riflette una necessità profonda: non possiamo più parlare di diritti umani senza includere il diritto a un ambiente sostenibile. Analogamente, l’inclusione delle persone con disabilità non può limitarsi a rimuovere le barriere sociali e fisiche, ma deve considerare anche il loro diritto a vivere in un ambiente che promuova il benessere, la salute e l’autodeterminazione.

L’inclusione quindi si basa sull’idea che i diritti non siano statici o limitati a un contesto specifico, ma interconnessi con tutti gli aspetti della vita sociale e ambientale. Nella stessa logica, le disabilità non devono essere viste come “problemi individuali” ma come opportunità per ridefinire le strutture sociali, economiche e ambientali, rendendole più giuste e sostenibili per tutti. Questa prospettiva ci invita a riconsiderare il significato della diversità come ricchezza e a integrare l’attenzione per le persone con disabilità in una visione globale di giustizia sociale ed ecologica. Se parliamo di una società in cui la partecipazione è realmente universale, dobbiamo includere l’accesso equo alle risorse ambientali, il diritto a spazi inclusivi e sicuri, e l’importanza di sistemi urbani e naturali progettati per essere fruibili da chiunque. La celebrazione della Giornata Internazionale dei Diritti delle Persone con Disabilità può quindi diventare un momento per riflettere su come la società possa adottare un approccio più olistico, in cui l’inclusione delle persone con disabilità non è un’azione separata, ma parte di un progetto più grande di sostenibilità e giustizia globale. Proprio come i diritti umani sono indivisibili e interdipendenti, anche i diritti ambientali devono essere considerati parte integrante del benessere umano. Questa visione ci porta verso un concetto di inclusione, dove la partecipazione di ogni individuo non è solo un obiettivo da raggiungere, ma il motore per costruire un mondo in cui persone e ambiente coesistano in armonia, creando comunità resilienti, inclusive e sostenibili per le generazioni future.

  • Isabella Valbusa

    Psicologa perfezionata in “Orientamento e career counseling per l'inclusione, la sostenibilità e la giustizia sociale” (a.a. 2020/2021) e dottoranda presso la Scuola di Dottorato “Human Rights, Society and Multi-level governance” dell’Università di Padova. Il suo progetto di ricerca ha l’obiettivo di promuovere contesti scolastici inclusivi e improntati alla giustizia sociale. Dal 2020 collabora con il laboratorio La.R.I.O.S. (Laboratorio di Ricerca e Intervento per l'Orientamento alle Scelte) in attività di ricerca che riguardano l’implementazione e la verifica dell’efficacia di laboratori volti a promuovere un orientamento inclusivo, sostenibile e attento alla giustizia sociale. I laboratori hanno l’obiettivo di favorire un’idea di lavoro dignitoso, attento al rispetto dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. È stata membro della segreteria del Corso di alta formazione “Orientamento a scuola: progettare futuri equi, inclusivi e sostenibili”.

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