È nata a Limbadi, in Calabria, la mensa delicata a Maria Chindamo, commercialista, imprenditrice di Laureana di Borrello e madre di tre figli, inghiottita dalla “lupara bianca” all’età di 42 anni: uccisa e data in pasto ai maiali dai sicari della ‘ndrangheta del Vibonese che da tempo avevano messo gli occhi su alcuni terreni che la donna aveva acquisito.
La mensa darà un pasto caldo e genuino agli alunni delle scuole del comune dell’entroterra Vibonese e nei prossimi anni, anche a quelli dei comuni limitrofi.
«È un traguardo importante – spiega il prete antimafia don Ennio Stamile – raggiunto all’Organizzazione di volontariato “San Benedetto Abate” proprio nella giornata del 9 ottobre, a Limbadi».

La mensa è stata realizzata su un bene confiscato alla ‘ndrangheta e gestito dalla stessa Associazione San Benedetto Abate. Don Ennio ricostruisce un po’ la genesi storica di questa iniziativa, considerata importante per comprendere la portata dell’evento.
«In molti si ricorderanno dell’ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini che, giunto a Limbadi nel giugno del 2019, consegnava ufficialmente le chiavi al sottoscritto per la gestione di 4 immobili confiscati al clan Mancuso (il cui bando andava per ovvie ragioni deserto) e di come lo stesso Ministro prometteva sostegno di ogni genere (anche economico) alla nostra Associazione. Promessa non mantenuta, ovviamente.
Ad alcuni rappresentanti delle Istituzioni interessa, oltre alle solite passerelle politiche, risolvere i problemi scaricandoli sugli altri. L’ex Ministro non è stato il solo a promettere e non mantenere».

Vediamo perché. Don Ennio aggiunge: «Anche il presidente della Giunta regionale Roberto Occhiuto, che ci ha sempre ricevuto con la massima disponibilità, ha mostrato particolare sensibilità verso questi beni».
«Diverse sono state le proposte presentate, tra queste, anche il progetto intitolato “Tutti inclusi” che presenta una proposta di reinserimento lavorativo per ex detenuti, immigrati e persone fragili, attraverso laboratori vari, tra i quali anche quello di cucina. Dopo diversi incontri, quando sembrava si fossero rintracciate anche le risorse economiche per poterlo realizzare, con tanto di assicurazione di alcuni dirigenti, ci comunicano che i fondi non c’erano. Intanto come Associazione avevamo già investito circa 20.000 euro per realizzare la mensa. Stessa sorte per un altro progetto sempre da realizzare sui beni confiscati: un Osservatorio sulla Sanità in Calabria, incontri con il presidente, con il sub-Commissario alla Sanità, alla fine nulla di fatto».
«Finalmente a maggio di quest’anno troviamo una ditta che era interessata al servizio e a concludere i lavori per sistemare tutte le attrezzature che intanto l’A.C.I. ci aveva gentilmente donato avendo dismesso l’Hotel ACI di Cirella. Se non che la stessa ditta con la quale avevamo sottoscritto un contratto di locazione non ha partecipato al bando indetto dal Comune per l’affidamento del servizio» racconta don Ennio. «Grazie al tempestivo intervento dell’amministrazione comunale di Limbadi, che attraverso il suo sindaco Pantaleone Mercuri, ci ha sempre supportato, sostenuto e incoraggiato e che ha concluso i lavori di posa in opera delle attrezzature, si è potuto finalmente arrivare a raggiungere l’obiettivo».
«Tutto ciò non ci meraviglia più di tanto, siamo in Calabria. In questa amara terra si fa una gran fatica a comprendere che ci sono giovani che volontariamente da Cetraro vanno a Limbadi per gestire beni confiscati alla mafia semplicemente perché, nonostante tutto, pur non credendo alle solite promesse politiche… credono nella forza delle idee», conclude don Ennio Stamile.

Oggi, dunque, la mensa dedicata a Maria Chindamo è una realtà ed è già operativa per produrre pasti caldi e genuini agli alunni delle scuole del territorio, anche e soprattutto per sensibilizzare le nuove generazioni nella lotta alla mafia, costruendo una società più giusta e inclusiva.