La Cura del Vero

“Se Apri Non Scarti”: quando il cibo diventa lezione di umanità

di Luca Marabese

In una scuola primaria, mentre mani di bambini impastano dolcetti con ingredienti avanzati, una frase scritta alla lavagna risuona come un manifesto: “Le persone non si buttano”. È il cuore del laboratorio “Se Apri Non Scarti”, promosso dalle Cucine Economiche Popolari di Padova e inserito nel programma Attivamente della Fondazione Cariparo. Un’iniziativa che nel 2025 ha coinvolto 585 alunni di 30 classi tra Padova e Rovigo, e che sta diventando un modello di educazione semplice, ma potente, contro lo spreco e per la solidarietà.

Il progetto si svolge in due ore, all’interno delle aule scolastiche. Nessuna lezione frontale, nessuna teoria. I bambini ascoltano una storia che parla di oggetti e persone dimenticate, mettono le mani in pasta per creare qualcosa di buono partendo da ciò che normalmente si butterebbe via, e poi riflettono insieme su quanto vissuto. Il tutto si chiude con una merenda condivisa e un piccolo dono: un segnalibro con semi da piantare. Non è solo un gadget, ma un invito silenzioso a coltivare ciò che conta davvero. Il messaggio è chiaro: ogni cosa, come ogni persona, merita una seconda possibilità.

La potenza simbolica di un panettone avanzato che si trasforma in un dolce condiviso si scontra con la realtà paradossale della società in cui viviamo. In Italia, secondo il Rapporto Waste Watcher 2024, ogni cittadino spreca in media oltre 75 grammi di cibo al giorno, con un impatto economico stimato in oltre 6 miliardi di euro l’anno. A fronte di questo, milioni di persone vivono in condizioni di insicurezza alimentare. Parlare di spreco, oggi, significa parlare anche di disuguaglianza, consumo insostenibile e relazioni spezzate. Inserire questo tema in un percorso scolastico significa affidare ai bambini gli strumenti per leggere il mondo con occhi critici, già da piccoli. Non si tratta di indottrinare o proteggere paternalisticamente l’infanzia, ma di riconoscere i bambini come interlocutori capaci, sensibili, in grado di cogliere connessioni tra il cibo che avanza e le persone che restano ai margini.

Il laboratorio affronta questi temi complessi in modo accessibile ma non semplificato. L’esperienza pratica, emotiva e relazionale permette di radicare nei bambini una consapevolezza attiva, che può fiorire anche fuori dalla scuola. Non a caso è in linea con l’Agenda 2030 dell’ONU, in particolare con l’obiettivo 4.7 sull’educazione allo sviluppo sostenibile e alla cittadinanza globale. E sono proprio le parole dei bambini a dimostrare quanto il messaggio arrivi forte: “Sembrava una cosa vecchia, ma è diventata un dolce buonissimo”, “Anche chi ha poco può donare qualcosa”, “Aiutare chi ha bisogno fa stare bene anche noi”.

Gli insegnanti coinvolti, 17 su 30 classi, hanno restituito valutazioni entusiaste. Tutti hanno giudicato il laboratorio utile, coinvolgente e facilmente integrabile nei percorsi scolastici. Alcuni lo hanno definito addirittura “trasformativo”, non solo per i bambini, ma anche per loro stessi. In molte classi l’esperienza ha avuto un seguito spontaneo: riflessioni scritte, disegni, cartelloni, discussioni. In alcuni casi, i bambini hanno raccontato l’attività a casa, sensibilizzando anche genitori e nonni. Un docente ha riportato che una bambina, alla mensa, ha detto: “Oggi finisco tutto, perché non si butta via niente”, ricevendo l’applauso dei compagni.

Questo piccolo progetto ha dimostrato di avere un impatto che va oltre il momento laboratoriale. Ha acceso pensieri, attivato comportamenti nuovi, messo in moto connessioni tra scuola, famiglia e territorio. Non è raro che dopo l’incontro le scuole decidano di continuare a lavorare su questi temi, o che le famiglie inizino a parlare per la prima volta delle Cucine Economiche Popolari, spesso sconosciute ai più.

Gli operatori e volontari delle CEP, presenti durante il laboratorio, sono diventati volti concreti della solidarietà. La loro presenza in classe ha dato corpo al messaggio, mostrando ai bambini che aiutare gli altri è una possibilità reale e quotidiana. Per molti docenti, questa è stata la parte più forte: trasformare parole come inclusione, rispetto, giustizia, in esperienze tangibili. È raro che un’attività didattica sappia toccare insieme le mani, la testa e il cuore.

Il futuro del progetto si muove già verso nuovi orizzonti. Le scuole chiedono materiali didattici per continuare il lavoro in autonomia, propongono di estendere il laboratorio anche alle classi prime e seconde o alle scuole medie, immaginano percorsi con i genitori, eventi di restituzione, scambi tra istituti. Tutti segnali di una fame – reale e simbolica – di esperienze educative autentiche, che parlino al presente e coltivino il futuro.

Il report completo dell’iniziativa è disponibile online, ricco di dati, testimonianze e immagini: un vero “album di umanità”, come lo ha definito una delle insegnanti. E come ogni seme, anche questo progetto ha bisogno di tempo, cura e relazioni per crescere. Ma ha già dimostrato che, se apri, non scarti davvero nessuno.

Leggi il report completo su:
https://fondazionenervopasini.it/wp-content/uploads/2025/04/se-apri-non-scarti-2025-1.pdf

  • Redazione

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