La Cura del Vero

La guerra è oro. Ma solo per pochi

Soldi pubblici per le armi, profitti enormi per i privati

Un articolo del Financial Times – (“Top defence contractors set to rake in record cash after orders soar” – https://www.ft.com/content/5e368d70-b6e2-4433-a747-cdcfab061f27) pubblicato il 26 Agosto a firma di Sylvia Pfeifer, Patrick Mathurin, Patricia Nilsson e Emma Dunkley – riporta e commenta un’analisi compiuta da Vertical Research Partners (https://www.verticalresearchpartners.com/) sui conti economici delle principali società appaltatrici della difesa e del comparto aerospaziale. Vi si legge che incasseranno “cifre record nei prossimi tre anni poiché trarranno vantaggio da un’ondata di ordini governativi per nuove armi tra crescenti tensioni geopolitiche”.

Un po’ di numeri? Eccoli.
I 15 principali appaltatori della difesa registreranno un cash-flow (la liquidità in cassa*, denaro disponibile sull’unghia) di 52 miliardi di dollari nel 2026, quasi il doppio del 2021. In particolare: i cinque principali appaltatori della difesa degli Stati Uniti genereranno un cash-flow pari a 26 miliardi di dollari entro la fine del 2026, più del doppio del 2021. Anche in Europa gli affari vanno e andranno a gonfie vele: BAE Systems (UK), Rheinmetall (Germania) e la svedese Saab, che hanno beneficiato di nuovi contratti per munizioni e missili, dovrebbero segnare un +40%.

“Effetto Ucraina”, ma non solo.
L’intero settore sta beneficiando dell’imperioso aumento della spesa militare, un fenomeno generalizzato: i governi aumentano i loro budget, dicono, in risposta all’invasione russa dell’Ucraina e alle crescenti tensioni in Medio Oriente e in Asia. Solo negli USA gli aiuti a Kiev, Taiwan e Israele hanno generato pagamenti vicini ai 13 miliardi di dollari; nel Regno Unito il Ministero della Difesa ha impegnato 7,6 miliardi di sterline per aiuti militari all’Ucraina negli ultimi tre anni.

Che fine fanno tutti questi soldi?
Le aziende con la cassaforte piena di denaro liquido riacquistano massicciamente le proprie azioni, facendone così aumentare il valore. È principalmente questo l’obiettivo che il comparto militare si pone: lo faceva prima delle più recenti crisi, lo farà ancora di più in questa situazione, rimanendo tuttavia capace di distribuire sontuosi dividendi agli azionisti. “Lockheed Martin e RTX” – leggiamo nell’articolo del FT – “hanno riacquistato quasi 19 miliardi di dollari di azioni tra loro l’anno scorso. In Europa, BAE Systems quest’estate ha concluso un programma di riacquisto triennale da 1,5 miliardi di sterline e ha immediatamente avviato un ulteriore riacquisto da 1,5 miliardi di sterline”.

La solidità finanziaria invoglia poi molte aziende a cercare di stringere accordi di cooperazione – su progetti specifici ma anche con obiettivi sistemici – con società del medesimo settore oppure ad acquistare compagnie concorrenti. Lo ha fatto Rheinmetall, che ha annunciato un accordo da quasi un miliardo di dollari con Loc Performance (https://www.rheinmetall.com/en/media/news-watch/news/2024/08/2024-08-14-acquisition-of-the-vehicle-specialist-loc-performance), produttore di componenti per veicoli militari con sede nel Michigan. La tedesca Renk, che produce scatole di trasmissione per carri armati e che è stata recentemente quotata a Francoforte, ha acquisito lo scorso anno il produttore canadese di componenti per sospensioni General Kinetics (https://www.renk.com/en/newsroom/news/press-releases/renk-group-acquires-north-american-leader-in-suspension-systems-for-combat-mobility-ontario-canada). Czechoslovak Group sta presentando un’offerta per il business delle munizioni dell’americana Vista Outdoor (https://investors.vistaoutdoor.com/Investors/news/news-details/2024/CSG-Increases-Purchase-Price-for-The-Kinetic-Group-Business-to-2-Billion/default.aspx). Nell’estate 2023 BAE Systems ha pagato 5,6 miliardi di dollari per l’acquisto di Ball Aerospace (https://www.baesystems.com/en/article/bae-systems-completes-acquisition-of-ball–aerospace), un fornitore di sistemi spaziali. Anche Airbus, Thales e Leonardo (tre giganti europei) – il FT la riporta come un’indiscrezione – stanno valutando di unire alcune delle loro attività aerospaziali cercando di ripetere il successo di MBDA, il campione europeo dei missili.

Che cosa significa tutto ciò?
La tensione internazionale sale; il dialogo tra popoli e nazioni si interrompe; le guerre insanguinano i confini; i soldati sono mobilitati e le tecnologie dispiegate lungo i tanti fronti aperti. Regna una grande insicurezza, in Europa e in tutto il resto del mondo: un orizzonte oscuro e incerto che non può non preoccupare ognuno di noi.

Ma è proprio questo il senso più profondo che possiamo estrarre dall’articolo del FT: che è proprio in periodi come questi che gli affari del comparto militar-industriale vanno a gonfie vele, grazie ai fondi pubblici che, trasformati non in scuole o ospedali ma in strumenti di morte, finiscono dritti nelle mani di azionisti privati sempre più pingui. È, questo, solo uno dei tanti meccanismi che acuiscono le conseguenze del capitalismo, aggravandone le distorsioni. Con buona pace di tutti gli uomini e le donne costretti a vivere e a morire sotto le bombe.

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  • NOTA – L’importanza del cash-flow. C’è un’espressione, nel mondo degli affari, che spiega molte cose: “Il fatturato è pura vanità, l’utile è salute ma la cassa è realtà”. Ecco perché il cash-flow – la liquidità, appunto – è un indicatore molto importante per valutare la salute di un’azienda. Lo sanno bene banchieri e manager: un’impresa può anche generare buoni margini di profitto, ma rischia sempre di trovarsi con poca liquidità, con la conseguente difficoltà nel pagare le tasse, i fornitori o gli stipendi.

  • Stefano Lamorgese

    Stefano Lamorgese (Roma, 1966) è un giornalista di formazione umanistica. Alla Rai dal 1990, ha lavorato per TG3, Rai International, Rai2 e Rainews24. Dal 2017 fa parte della redazione di Report/Rai3. Ha insegnato linguaggi multimediali e cultura digitale presso le università di Urbino, Ferrara e Perugia. È Vicepresidente dell'Associazione Amici di Roberto Morrione, che promuove dal 2011 il Premio giornalistico omonimo, dedicato agli Under30. Storico per passione, ha pubblicato con NewtonCompton "I signori di Roma" (2015).

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