A cura di Antonio Costantino
Grazie al successo della serie TV “Adolescence”, il termine incel — abbreviazione di involuntary celibate (celibe involontario) — è recentemente esploso nell’immaginario collettivo. In realtà, la creazione di questa parola risale alla seconda metà degli anni ’90, ma è diventata di uso comune nel discorso pubblico statunitense tra la fine degli anni 2000 e i primi anni 2010.
La definizione più diffusa di incel è: membri di gruppi online, per lo più uomini, che pur desiderando una relazione sentimentale o sessuale non riescono a trovare un partner, e che riconoscono in una loro presunta bruttezza fisica e in un dislivello di potere sociale con le donne le cause delle loro sofferenze [1]. Tuttavia, una descrizione così ristretta non rende giustizia alla complessità del fenomeno né alle sue implicazioni sociali, culturali e psicologiche.
Il neologismo fu coniato da una studentessa canadese, con lo pseudonimo di “Alana”, per il suo sito Alana’s Involuntary Celibacy Project [2]. Lo scopo originario era creare uno spazio sicuro di supporto aperto a persone di qualsiasi genere e orientamento, dove poter condividere liberamente la propria solitudine affettiva e del dolore psicologico percepito per la mancanza di una relazione sentimentale o sessuale. Col tempo, però, il termine cominciò a diffondersi anche in altre comunità online, prevalentemente composte da uomini eterosessuali, spostando il focus dal supporto emotivo alla frustrazione crescente e alla costruzione di una narrazione vittimistica e spesso ostile verso le donne — da siti come incels.co ai vecchi subreddit del noto sito 4chan come r/Braincels — trasformando gradualmente un’etichetta neutra in un’identità connotata da misoginia, vittimismo e, in alcuni casi, da ideologie violente [3].
Oggi la matrice identitaria incel si fonda su una convinzione fatalista: la difficoltà a ottenere relazioni è vissuta come condizione immutabile. La sofferenza individuale diventa così un tratto collettivo, alimentato da un lessico interno — Chad (uomo di successo e desiderato), Stacy (donna attraente e superficiale), blackpill (visione nichilista che ritiene biologicamente determinato il proprio destino sentimentale) — e da una grammatica della vittima che incolpa la società, le donne o i presunti modelli culturali progressisti [4]. Queste caratteristiche sfociano spesso in violenti scontri di commenti online tra chi si rivede nell’etichetta Incel e chi online rappresenta i presenti aderenti ai modelli sociali avversi: femminismi, attivisti per l’inclusione o semplicemente donne e uomini che rappresentano gli stereotipi di bellezza e successo percepiti come irraggiungibili [5]. Le piattaforme online, spesso guidate da algoritmi che premiano contenuti estremi e polarizzanti, contribuiscono a radicalizzare la narrazione incel anziché offrire alternative costruttive [6].
Questi ambienti si configurano come vere e proprie «camere dell’eco»: la rete amplifica frustrazione, risentimento e disagio psicologico derivati dall’incapacità di affrontare la realtà sociale di appartenenza, e chi dissente viene rapidamente escluso. Non tutti gli incel sposano posizioni estremiste, ma molti spazi virtuali diventano cloache di invettive e fantasie di rivalsa che giustificano la violenza — perlopiù simbolica — contro le donne o contro gruppi ritenuti «privilegiati».
In questi meccanismi di implosione maschile, risulta paradossale come uno dei fili rossi che attraversano l’esperienza incel sia il legame profondo con la mascolinità tossica [7]. L’incapacità di accedere a relazioni viene spesso vissuta come una sconfitta rispetto a un modello di virilità che premia la conquista, il dominio, il successo economico e sessuale. La crisi dei modelli economici tradizionali e la precarietà diffusa alimentano un senso di marginalizzazione, soprattutto in giovani uomini che faticano a costruirsi un’identità al di fuori del ruolo di “maschio di successo”. La cultura patriarcale, glorificando certi ideali di potere maschile, finisce per marginalizzare proprio gli uomini che non riescono a conformarsi a quei canoni, generando frustrazione e un senso di inadeguatezza. La pressione a incarnare quell’ideale alimenta un senso di inadeguatezza che, anziché trovare sfogo in dialogo e sostegno, si riversa in odio e isolamento. Spesso questi giovani non trovano accesso a un supporto psicologico che li aiuti a decostruire modelli tossici di mascolinità e affrontare la propria vulnerabilità [8][9].
Benché esista un pericolo di radicalizzazione per alcuni soggetti che aderiscono agli aspetti più negativi dell’ideologia Incel, e che potrebbe sfociare in azioni violente o terroristiche, sono due a mio avviso i rischi che emergono dall’analisi del fenomeno per come si presenta attualmente: il primo pericolo è la polarizzazione del dibattito pubblico online. Anche se probabilmente numericamente esigui, i commenti incel sui post pro-femministi, pro-diritti civili o legati all’inclusione sono spesso i più visibili e commentati, contribuendo a una potenziale radicalizzazione delle discussioni sui social network. Un secondo pericolo concreto, derivante da una mancata analisi approfondita del fenomeno Incel, sarebbe la sua potenziale strumentalizzazione politica di questi gruppi online. Data la natura intrinsecamente antifemminista e anti-inclusiva di questa sottocultura, essa si presterebbe facilmente alle retoriche della destra conservatrice. Ciò è stato evidente durante le ultime elezioni presidenziali americane, dove personalità di spicco che fanno da punto di riferimento alla comunità americane incel — come Andrew Tate e Joe Rogan — hanno più o meno apertamente appoggiato la corsa alla casa bianca di Donald Trump, e lo stesso figlio del neo-eletto presidente Barron Trump si è più volte riferito nei suoi interventi online direttamente ai gruppi incel e più in generale a tutte le comunità che fanno parte della cosiddetta “manosphere” al cui interno gravitano gruppi di attivisti per i diritti dei maschi (MRA), Pickup Artists, gruppi di uomini che scelgono di ritirarsi da relazioni sentimentali o sociali con le donne, vedendo come fonte di rischio o ingiustizia, e gli stessi incel [10][11]. Da questo punto di vista il rischio concreto è che i politici possano sfruttare questi gruppi online per accumulare consenso elettorale, radicalizzando ancora più persone pur di aumentare il bacino elettorale. Nel contesto di rapidi cambiamenti sociali, il disorientamento identitario di molti incel si lega anche a un senso di perdita di ruolo in una società sempre meno ancorata a modelli tradizionali di genere e potere.
Il fenomeno incel ci invita a riflettere sulle difficoltà — spesso invisibili — che molti uomini vivono nel costruire relazioni e sentirsi parte di una comunità affettiva. È una chiamata alla responsabilità culturale e politica: prendersi cura di chi soffre significa creare spazi di ascolto, educazione affettiva e supporto psicologico accessibile. Solo così potremo intercettare la vulnerabilità maschile prima che si trasformi in risentimento. Modelli alternativi di mascolinità, basati su empatia, vulnerabilità e reciprocità, possono diventare strumenti per superare l’isolamento. Empatia, dialogo e giustizia sociale non sono solo risposte, ma strumenti di prevenzione e trasformazione.
Note Bibliografiche
1 – https://www.oxfordlearnersdictionaries.com/definition/english/incel
2 – The Woman Who Accidentally Started the Incel Movement, in ELLE, 1º marzo 2016. URL consultato il 29 giugno 2018.
3 – Aiolfi, I. (2021). Who are the involuntary celibates? A scientific literature review [University of Bergamo– Unpublished Master’s Degree Dissertation].
4 – Allie Conti, Learn to Decode the Secret Language of the Incel Subculture, su Vice, 26 giugno 2018.
5 – The Swaddle, Looksmax, Redpill, Femoid: Dissecting Incel Language and Ideology, su The Swaddle, 8 novembre 2019.
6 – Papadamou, K., Zannettou, S., Blackburn, J., De Cristofaro, E., Stringhini, G., & Sirivianos, M. (2021). How over is it? Understanding the incel community on YouTube. Proceedings of the ACM on Human-Computer Interaction, 5(CSCW2), 1–25. https://doi.org/10.1145/3479556.
7- Han, X. e Yin, C. (2022). Mappatura della manosfera. Categorizzazione dei discorsi sulla mascolinità reazionaria nell’ambiente digitale. Feminist Media Studies. https://doi.org/10.1080/14680777.2021.1998185 .
8 – Speckhard, A., Ellenberg, M., Morton, J., & Ash, A. (2021). Involuntary celibates’ experiences of and grievance over sexual exclusion and the potential threat of violence among those active in an online incel forum. Journal of Strategic Security, 14(2), 89–121. https://doi.org/10.5038/1944-0472.14.2.1910.
9 – Stijelja, S., & Mishara, B. L. (2023). Psychosocial characteristics of involuntary celibates (incels): A review of empirical research and assessment of the potential implications of research on adult virginity and late sexual onset. Sexuality & Culture, 27(2), 715–734. https://doi.org/10.1007/s12119-022-10031-5.
10 – L’influenza di Joe Rogan sulle elezioni statunitensi. su Il Post, 13 novembre 2024
https://www.ilpost.it/2024/11/13/influenza-joe-rogan-podcast-stati-uniti
11 – Come Barron Trump ha aiutato suo padre a ottenere i voti dei giovani maschi, si Il Post, novembre 2024, https://www.ilpost.it/2024/11/09/bro-vote-manosfera-trump/